Distributori automatici, un’eccellenza del Made in Italy: dal Giappone a Singapore, ecco numeri e curiosità
- 31 Maggio 2017
- Alessandro Tazzioli
Italia, Paese di santi, poeti, naviganti e… produttori di “macchinette”, secondo quanto riportato da Confida, l’associazione italiana distributori automatici: ben il 65% della produzione mondiale ha origine nel Bel Paese, rendendoci in assoluto leader “urbi et orbi” in questo settore merceologico.
A conferma però del detto che ci ricorda che “nemo propheta in patria”, nonostante i nostri 800mila distributori che nel corso del 2016 hanno erogato la bellezza di più di 5 di miliardi di prodotti, siamo dei dilettanti a confronto con Paesi come il Giappone dove una popolazione di meno di 130 milioni di persone si spartisce il privilegio di accedere a ben 5,6 milioni di vending machine, con una media calcolata di 1 macchinetta ogni 23 persone.
Quali sono, secondo Harrison Jacobs (l’autore del post su Business Insider) i fattori principali che decretano il successo di questa forma di distribuzione nel Paese del Sol Levante?
- L’alto costo del lavoro
- L’elevata densità abitativa
- Il basso tasso di criminalità
- L’elevata diffusione del contante
- Una sincera passione per l’automazione
Che i distributori automatici stiano al Giappone come le pizzerie all’Italia è abbastanza noto, ma quello che molti non sanno è che se da qui al 2020 i trend non cambieranno, sarà un altro Paese a ottenere il primato di quello con il maggior numero di vending machine, sia in assoluto che pro-capite: si tratta della Cina, in cui sono previste qualcosa come 138 milioni di vending machine. In pratica, fossero in Italia, ne avremmo più di 2 a testa (bambini inclusi).
Così non è e in Italia, come anticipavamo poco sopra, il numero di macchinette per il momento si ferma a 800.000 unità, un numero comunque ragguardevole in ambito europeo, dove questa risorsa distributiva non è così diffusa come in altre aree del mondo.
Se fino ad oggi a farla da padrona sono stati distributori automatici di bevande (le classiche “macchinette del caffè”) e snack, crescono sempre di più le categorie merceologiche che vengono distribuite attraverso le vending machine, sempre più evolute grazie a tecnologie IoT (Internet of Things).
Diventa così facile trovare in aeroporto oggetti di elettronica di consumo all’interno di appositi distributori o ancora, incrociare nei corridoi dei centri commerciali dei veri e propri mini-shop monomarca.
L’impiego delle vending machine da parte dei negozianti tradizionali è tra gli sviluppi con il maggior potenziale: grazie a questa risorsa, un negozio di strumenti musicali di Melbourne ha messo a disposizione 24 ore su 24 corde, plettri e altri oggetti utili per i musicisti che pur valendo poco diventano preziosissimi quando servono e non si hanno sottomano. Il negoziante riesce così ad essere vicino ai suoi clienti in un momento di necessità, offrendo un servizio di qualità che lo aiuta a stabilire un legame più forte con i musicisti in zona.
Grazie alle crescenti funzionalità interattive e all’interconnessione ad internet delle smart vending machine (per chi vuole approfondire, ne abbiamo scritto in un altro post) la qualità del servizio e dell’esperienza di contatto o acquisto non possono che migliorare, portando benefici non solo economici al brand che si avvale di questi dispositivi.
Nei prossimi anni, complici i vantaggi di questa scelta distributiva vedremo sempre più macchinette… o anche “macchinone”: prendiamo ad esempio questo distributore automatico recentemente messo in opera a Singapore che propone Ferrari, Lamborghini ed altre auto di lusso: è alto 15 piani!
Non a caso, abbiamo citato due marchi automobilistici italiani riconosciuti nel mondo per la loro qualità: per aziende come la nostra si tratta di un solco ben tracciato nel terreno che ci sfida a fare altrettanto e se possibile meglio, pur rimanendo nel nostro ambito di attività.