I nuovi modi di fare la spesa: dal supermercato al distributore intelligente, cosa cambia per chi acquista?
- 7 Settembre 2017
- Alessandro Tazzioli
fonte immagine: http://bit.ly/2eNMKQy
Fare la spesa al supermarket: un’esperienza che accomuna tantissime persone in tutto il mondo.
Bambini di ogni luogo e generazione sono entrati in questo posto per loro quasi magico, seduti nel carrello spinto di solito dai genitori o dai nonni, passando di scaffale in scaffale fino ad arrivare alla cassa, dove la spesa finiva sul nastro e da lì nei sacchetti, pronta per essere portata via.
Quest’esperienza è rimasta sostanzialmente immutata per decenni e solo negli ultimi anni sta subendo cambiamenti importanti. A proposito, per chi vuole approfondire la storia del “carrello della spesa” c’è una voce su Wikipedia davvero interessante.
Alcune catene, in alcuni punti vendita, hanno introdotto le casse automatiche “self service” dove chi fa la spesa si fa da sé anche il conto (anche se a molti questa modalità non riesce proprio ad andare giù); altri negozi stanno sperimentando la cassa che imbusta in automatico gli acquisti.
Qualcuno si è spinto oltre, fino a immaginare (e testare) dei negozi senza cassa come Amazon con il suo Amazon Go (anche se ci sono problemi di “affollamento” da risolvere…) e tra questi c’è anche una startup italiana, che sta sviluppando tecnologie ad hoc proprio in questa direzione.
Non è solo l’esperienza d’acquisto a cambiare: dopo l’epopea degli ipermercati, store che si estendono a perdita d’occhio dove si può trovare praticamente di tutto, oggi come oggi anche la dimensione e la disposizione dei supermercati stanno cambiando, con gli operatori del settore che privilegiano le superfici medie e piccole ma più vicine al consumatore (è il cosiddetto supermercato di prossimità).
L’obiettivo, per tutti, è cercare di far fare sempre meno fatica all’acquirente, mettendolo nelle condizioni di assolvere all’incombenza di fare la spesa nel modo più facile possibile.
Tra le innovazioni in questo settore, l’utilizzo di smart vending machine per vendere prodotti alimentari è sicuramente una delle più significative e impattanti.
Quando pensiamo a un distributore automatico, probabilmente la prima immagine che ci viene in mente è quella della “macchinetta” delle bibite dove si inserisce la moneta, si digita il codice del prodotto desiderato e un meccanismo (neppure troppo sofisticato) fa “cadere” la bevanda gassata.
L’immagine classica che tutti abbiamo in mente del distributore automatico: oggi, però, non è più solo questo (fonte immagine: http://bit.ly/2eKghai)
Tipicamente questa reagisce allo shock facendo schiuma all’apertura, a volte anche con effetti tragicomici. Proviamo a immaginare poi se al posto della lattina o della bottiglia ci fossero delle uova…
I distributori automatici più evoluti, però, oggi sono molto più efficaci di così. “Giochiamo in casa” e prendiamo per esempio i nostri WIB Store: grazie a un meccanismo di movimentazione brevettato sono in grado di gestire anche le cose più fragili, dalle bottiglie in vetro alle uova, naturalmente senza fare alcun danno.
Ma nel valutare l’adozione di una smart vending machine come canale di vendita non è l’unico vantaggio: pensiamo alla possibilità di acquistare (e, dal lato opposto, vendere) 24 ore su 24, 7 giorni su 7 o ancora, grazie alla connessione ad internet e i giusti applicativi alla possibilità di separare il momento della scelta da quello del ritiro.
La vending machine che abbiamo realizzato per un progetto di spesa h24 di Despar
Per esempio, possiamo scegliere cosa comprare quando siamo in pausa pranzo oppure in treno mentre stiamo tornando dal lavoro, e decidere di passare a ritirare la nostra spesa più tardi, magari quando il negozio “tradizionale” è già chiuso.
In questo caso possono essere interessanti sia soluzioni specifiche che soluzioni miste, ad esempio dei click & collect locker in cui possiamo ritirare la spesa già gestita, predisposta e imbustata dal personale del negozio prima della chiusura.
La raccolta dei dati relativi all’utilizzo di questi servizi permette al negozio di alimentari di affinare la scelta dei prodotti da mettere a disposizione per l’acquisto, migliorando sia l’esperienza per chi compra che il ritorno economico del proprio investimento (soprattutto quando si ha a che fare con prodotti freschi).
L’integrazione di smart vending machine e smart parcel locker può aiutare i negozianti ad essere ancora più vicini ai propri clienti, ad esempio dislocando uno o più dispositivi nelle vicinanze del negozio, in centri uffici, oppure lungo dei punti di passaggio importanti (come un’uscita della metropolitana, una via dotata di un comodo parcheggio, etc.): in questo modo la copertura di una certa zona può essere ancora più capillare, senza che questo comporti grandi investimenti.
Per inciso, spostare una macchina di questo tipo nel caso si dovessero individuare aree più adeguate resta sicuramente più semplice, veloce ed economico che smantellare un negozio e ricostruirlo in un punto diverso.
La nostra vending machine scelta da Coop per lanciare il servizio del ritiro spesa 24 ore su 24
L’utilizzo di questo tipo di dispositivi non è utile solo in ambito urbano: anche nelle aree a bassa densità abitativa, la scelta di posizionare, per esempio, un parcel locker refrigerato, può rivelarsi una scelta strategica per rendere acquistabili i propri prodotti freschi, magari “a chilometro zero”, senza dover impegnare una persona a presidio della merce.
Grazie alla possibilità di visionare in ogni istante la disponibilità dei magazzini dei diversi dispositivi e ricevere notifiche a ogni ordine, resta molto facile sapere quando intervenire per ricaricare il magazzino con i prodotti giusti: un’operazione che nel caso delle macchine WIB richiede pochi minuti, grazie a una ottimizzazione del processo di ricarica.
Abbiamo già scritto in un altro post di come i retailer possono avvalersi delle smart vending machine per contrastare quella che viene chiamata “retail apocalypse”: molti degli spunti forniti sono validi anche per gli acquisti alimentari.
Nel mentre crescono anche le consegne a domicilio, un servizio che rappresenta il massimo della comodità soprattutto quando il tempo di consegna è particolarmente breve o quando gli articoli acquistati sono molto pesanti come nel caso di bottiglie d’acqua, detersivi, etc.
Il contraltare è il costo che il consumatore deve affrontare per questo servizio, che anche quando viene dichiarato come “gratuito” in realtà, al di là di sussidi specifici (spesso i nuovi operatori per acquisire quote di mercato “drogano” le vendite andando anche in perdita, un meccanismo sostenibile solo nel breve periodo), viene diluito nel costo dei singoli prodotti acquistati.
Anche in questo caso, la consegna presso punti di ritiro di prossimità potrebbe rivelarsi un compromesso vincente tra comodità e costo del servizio.
Se poi, grazie a tutte queste innovazioni tecnologiche e logistiche si riusciranno a ridurre le giacenze invendute e di conseguenza gli sprechi alimentari (oggetto per fortuna di un recente intervento normativo: la cosiddetta Legge Gadda), ci guadagneranno davvero tutti!